I monumenti del giardino

L’ideologia di fondo che permea le “scene” che compongono il giardino può essere utilizzata come chiave di lettura per cogliere nella sua ricchezza e nella sua originalità il vasto patrimonio architettonico-ambientale creato dal Puccini. La composizione generale, risultato di un processo di successive realizzazioni di edifici e monumenti che va dai primi del 1821 al 1844, sottolineati da sistemazioni arboree a configurare le diverse “scene”, porta evidente impronta dell’animo e della mente del suo proprietario-autore. Attraverso la dedica di edifici, la celebrazione con busti e colonne corredate di epigrafi, il Puccini, permeato dello spirito cosmopolita dell’Illuminismo, esalta, celebra i grandi uomini della Storia europea (Gutenberg, Napoleone, ecc.) accanto ai Grandi Italiani (Galileo, Dante, ecc.) come esempi di impegno e di amor patrio proposti all’emulazione dei contemporanei. Né mancano nel giardino rappresentazioni simboliche tratte dalla ideologia e dai valori della borghesia nascente (l’industria, la sapienza ecc.) e virtù non scevre di lontani echi illuministici (la ragione, l’amicizia, la filosofia). Questo materiale iconografico non viene d’altra parte utilizzato dal Puccini nella composizione del giardino con intenti esclusivamente celebrativi, ma principalmente con intenti didattici ed educativi; intenti dichiaratamente educativi verso il popolo, in particolare verso i contadini delle sue terre, perché il Puccini crede nel sapere pluridisciplinare, nel progresso, nei fattori di civiltà. L’iconografia dei nuovi giardini dell’Ottocento di gusto inglese, alla quale il Giardino Puccini si riallaccia, esprime di per sé il trionfo della contemporaneità della storia, contrapposta al giardino formale settecentesco, rigidamente geometrico, specchio dell’orgogliosa coscienza di un sapere totale, geometricamente dimostrato. L’itinerario didattico voluto dal Puccini trova quindi in questa nuova concezione del giardino il luogo ad esso appropriato. Nello sviluppo di tale itinerario è, infatti, escluso sin dall’inizio della progettazione, l’impianto prospettico a fuoco fisso del giardino settecentesco (cannocchiali ottici, simmetrie prospettiche, punti di vista rigidamente obbligati). Gli edifici ed i monumenti si distribuiscono secondo la conformazione dei luoghi e l’invenzione di “scene”, sottolineate da elementi naturali, è tesa a sorprendere e a suggerire la sosta e la riflessione. Architettura e monumenti celebrativi sono presenti anche nella parte agricola vera e propria. L’inserimento di ampie zone coltivate nel giardino paesistico del XIX secolo, evidenziato anche dalla scomparsa di massicci muri di recinzione, risponde allo scopo di al-largare e dissolvere i confini delle visioni prospettiche del giardino e sottolineare il leit-motif del contrasto fra l’opera dell’uomo e la natura. Nella composizione del Giardino Puccini la campagna coltivata sembra svolgere, però, una ulteriore funzione, forse ancora più importante delle altre. Essa ha cioè la funzione di portare, accanto ai monumenti del pensiero e dell’ideale la testimonianza della terra intesa come economia, come industria agricola. I monumenti che la punteggiano non soltanto costituiscono il legame formale con la restante parte del giardino ma, anche, attraverso le funzioni utilitarie ad essi assegnati, esprimono il tangibile “interesse” del proprietario verso l’attività agricola ed i contadini. La morfologia dell’area che degrada in dolci pendii terrazzati fino all’aprirsi della piana di Pistoia in prossimità della villa di Scornio, permette al Puccini di articolare più fulcri di interesse. Alcuni, che si presentano in successioni di scene al visitatore, si trovano in pianura, in prossimità dei laghi artificiali e della zona di bosco; altri, sui terrazzamenti, ad esaltare le emergenze naturali o a costituire essi stessi, emergenze paesaggistiche visibili da quasi tutti i punti del giardino. In stretta relazione con le scene del lago artificiale si trovano il Pantheon ed il Castello Gotico. La collocazione di monumenti minori (colonne, emicicli, edicole, busti) risponde anch’essa, nella maggior parte dei casi, ad una qualche regola di relazione con il paesaggio e l’ambiente naturale. Essi sono, infatti, per lo più localizzati isolati o in gruppi, in corrispondenza di elementi singolari del giardino (radure, punti panoramici, alberi secolari). Così alcuni monumenti significativi quali le statue di Ferruccio e Dante sono collocati in ampie radure erbose, altri quasi immersi nella vegetazione sono però segna-lati da particolari elementi naturali: il busto di Machiavelli, ombreggiato da una maestosa quercia, il monumento dedicato all’amicizia circondato da un gruppo di allori. «Due grandi viali laterali si ricongiungono al medio presso alla estremità settentrionale; altri minori in tutte le direzioni e in varia forma agevolano pur essi il modo a considerare le cose più notevole, e a pigliar diletto delle scene che il giardino ad ora ad ora offre allo sguardo».


In origine il Pantheon, collocato su un rilievo, dominava ad un’estremità la scena, mentre il Castello, più in basso, si collocava in diretta relazione visuale con le acque del lago. L’effetto scenico era completato da un’isola con le rovine di un tempio dedicato a Pitagora. Attualmente queste relazioni visive sono alterate da cortine arboree fra il lago e i monumenti.


La Fortezza, il Tempio Gotico, che nella iconografia del giardino romantico esprime il rimpianto e la malinconia, era collocato secondo i canoni in prossimità di un antico bosco di castagni (oggi scomparso) ai confini del parco verso un panorama di campi aperti. Analogamente dedicato alla dolce malinconia e alla contemplazione era il Romitorio, anch’esso, secondo le regole compositive, collocato in posizione isolata, a confine con la campagna coltivata, lungo il pendio del colle.


Significati visivi leggibili a maggiore scala, assume il Ponte e Teatro di Napoleone che sorge sopra la gora che alimenta i due laghi e che era, nell’intento del Puccini, destinato «a passare in piano» la valle di S. Anna. Questo vasto fabbricato, che costituisce indubbiamente una forte connotazione del paesaggio rappresenta infatti anche il fulcro visivo di collegamento degli elementi più significativi che caratterizzano il panorama sullo sfondo del giardino: l’antica Villa di Bellosguardo, cui il Puccini associò tre imponenti colonne e parti di trabeazione a rappresentare le rovine di un tempio greco, e sullo sfondo, isolata ed inaccessibile, la Torre di Catilina. Quest’ultimo monumento, singolare osservatorio posto in una macchia di bosco, si erge nel punto più alto e domina tutta l’area del giardino, visibile da quasi tutti i luoghi aperti.


Dal Ponte e Teatro di Napoleone fino alla Val di Brana si sviluppa la «bella campagna» dove si svolgeva annualmente “la Festa delle Spighe” istituita dal Puccini a celebrazione e supporto dell’attività agricola. Mentre il Teatro di Napoleone costituiva luogo di raccolta e di ristoro dei partecipanti, le cerimonie religiose della Festa si svolgevano nella cappella del Romitorio poco distante dal Ponte, in prossimità dell’edicola della Madonna delle Vigne ormai in piena campagna, al centro delle coltivazioni su una collinetta artificiale da cui si gode la vista della val di Brana.


Monumento a Francesco Ferrucci

La statua sorge nel prato antistante il Castello gotico. Fu commissionata dal Puccini a Luigi Zini attorno al 1835, il quale curò di pitturarla in grigio metallico per rendere l’illusione della corazza che vestiva l’eroe.


Monumento all’Industria

Rappresenta una donna di fattura classica che sorregge una cornucopia, «ministra della Provvidenza di Dio» secondo l’iscrizione dettata dal Lambruschini.


Emiciclo di Galileo

Ciò che oggi resta del monumento originario è solo la porzione centrale, la nicchia semicircolare contenente la statua ormai acefala del matematico. Mancano quasi completamente le ampie ali murarie che delineavano con la loro leggera curvatura una sorta di ampio spiazzo per concludersi con due statue su basamento opera di Luigi Zini e dedicate al Torricelli l’una, al Viviani l’altra. Alcuni gradini portano all’interno della nicchia. Scomparsi completamente gli intonaci dai muri perimetrali, anche la semicupola mostra scarse tracce della originale decorazione a cassetti murari. Una catena posta in epoca non nota ha contribuito in modo determinante alla tenuta della copertura di questa curiosa costruzione che mantiene ancora in buono stato le due colonne doriche poste ai lati dell’ingresso. Assai corrosa e, come detto, priva di testa, e delle mani, la statua di Galileo, interamente in terracotta. L’emiciclo è l’unico dei monumenti del parco ad essere ancora visibile nell’amplissimo spazio erboso che sta fra il complesso di Ponte Napoleone a nord, quello del Pantheon e del Castello a sud e il Romitorio a est. Tutti gli altri sono in grandissima parte scomparsi.


Monumento a Dante Alighieri

Fu commissionato nel 1825 a iovanni Merlini. Sorge di fronte al Pantheon e raffigura il poeta che tiene nella destra alzata la Commedia, oggi scomparsa con parte dell’avambraccio. Si tratta del monumento più grande ancora visibile nel Giardino. È scomparsa anche l’epigrafe dettata da Pietro Giordani.

Piazzale delle Belle Arti

Si tratta di un ampio spiazzo circolare in cui termina il lungo viale alberato che un tempo proveniva direttamente dal “giardino de’ fiori” della Villa. Il piazzale è circondato da otto brevi colonne in pietra, sormontate ciascuna da orci e pigne in terracotta, decorati con tralci, rettili ed altri motivi fitomorfi. Non resta che traccia del muro sagomato portante le statue dell’architettura, pittura e scultura, ed una lapide che ricordava il platano piantato da Puccini a celebrare il terzo decennio del XIX secolo.

Romitorio

Era uno dei fulcri del Giardino, costruito come sepoltura di famiglia, aperta anche ai più meritevoli cittadini della zona. Il tempietto ospitava inoltre la tomba della madre del Puccini ed in seguito la sepoltura del Puccini medesimo. La chiesa possiede due cappelle laterali, progettate a guisa di piccoli battisteri su pianta poligonale coperta a cupola, attaccate all’edificio maggiore e come questo decorate in origine a bande orizzontali bianche e nere. All’interno era ornata con dipinti, cantoria, lignea, altari oggi scomparsi, in gran parte opera di Giovanni Gianni, al quale si deve ascrivere anche il loggiato gotico che agli inizi degli anni ’40 fu posto davanti all’ingresso della chiesa, allorché il Romitorio, fra il 1842 e il 1846, divenne uno dei luoghi più deputati allo svolgimento della Festa delle Spighe. In tale occasione il complesso era sede di tutte le cerimonie liturgiche, delle messe e delle benedizioni di spighe ed armenti, di cori, di processioni, di sermoni. Il Romitorio era certamente il più degradato dei monumenti voluti dal Puccini ma è in corso il suo restauro. Privato della originaria funzione di luogo di culto e non sostituito con alcuna altra mansione, l’edificio è rimasto per decenni nel completo abbandono. Il loggiato ha perduto interamente la copertura e lo stesso stava accadendo al corpo della Chiesa, sebbene il tetto fosse stato protetto successivamente da lastre in lamiera. In migliori condizioni le due cappelle laterali, la copertura delle quali è ancora integra. La porzione di edificio che serviva da sacrestia e che sta ortogonale alla chiesetta mantiene la volumetria antica e le stesse decorazioni visibili nelle incisioni ottocentesche. Di fronte alla chiesa è ancora visibile ciò che rimane del cosiddetto Calvario, un semplice tumulo di pietre grezze frammiste alla vegetazione su cui sta infissa una rozza croce lignea. In origine il monumento era completato da un cippo e da una figura inginocchiata in terracotta. Oggi è in corso il restauro del Romitorio.